Olio extra vergine di oliva, una nuova medicina

La Food and Drug Administration, l’ente governativo statunitense che monitora la regolamentazione di prodotti alimentari e farmaceutici, ha riconsiderato il ruolo dell’olio extravergine di oliva che, da semplice e genuino alimento, è adesso considerato un vero e proprio farmaco.

È già noto da tempo che l’olio extra vergine di oliva apporta grandi benefici all’organismo: è utile nella prevenzione di malattie cardiovascolari, deficit cognitivi e cancro alla mammella; riduce il rischio di diabete mellito di tipo II; può essere utilizzato come unguento lenitivo per la protezione della pelle per il suo contenuto in squalene. Ciò grazie alle sue indiscusse proprietà anti-infiammatorie e anti-ossidanti. A supportare la decisione dell’ FDA gioca sicuramente un ruolo fondamentale la riduzione, tramite un’assunzione giornaliera, dei livelli sierici di colesterolo totale e colesterolo LDL.

Per quanto riguarda le dosi, si tratta di 2 cucchiai di olio extravergine a crudo (23 grammi che contengono circa 200 calorie). Così facendo, garantiremo al nostro organismo un adeguato apporto di acido oleico (acido grasso monoinsaturo della famiglia degli omega 9), vitamina E (antiossidante liposolubile) e polifenoli (tra cui oleocantale, tirosolo e idrossitirosolo).

Va da sé che tale assunzione debba essere affiancata ad una dieta bilanciata, come quella Mediterranea.

Per poter mantenere le sue proprietà salutistiche, è fondamentale che l’olio venga conservato in un luogo né troppo caldo né troppo freddo (idealmente tra 14 e i 18 gradi), in contenitori piccoli (in modo tale da ridurre il contatto con l’ossigeno e quindi con l’aria) e di vetro scuro, porcellana o acciaio inox puliti e ben sigillati (per evitare l’esposizione ai raggi solari).

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